Giornalista professionista è vicecaporedattore del Radiogiornale internazionale delle 14 di Radio Vaticana. Segue quotidianamente l’attività del Papa e della Santa Sede. E’ inoltre esperto di politica americana. Ha pubblicato i volumi “Dio e Obama. Fede e politica alla Casa Bianca” e “11 Settembre. Una storia che continua”, entrambi editi da Effatà editrice. Dal 2008 al 2011 ha insegnato giornalismo all’Istituto Massimo dei Gesuiti, a Roma. E’ fellow del Centro studi Tocqueville-Acton.
Seguire il Papa e diffondere la sua voce e quella della Chiesa nel mondo, come vive il suo lavoro considerando la responsabilità che ricopre?
Innanzitutto, con spirito di gratitudine. Ho l’opportunità di svolgere un lavoro affascinante e sempre nuovo in un periodo in cui tante persone in gamba, giovani e non, vivono il dramma della disoccupazione e del precariato. Come cattolico, mi sento un privilegiato: da 14 anni sono al servizio del Papa, un’esperienza straordinaria che mi dà tanto personalmente prima ancora che professionalmente. Certo, sento molto la responsabilità del mio lavoro, perché ogni giorno sono chiamato a raccontare i discorsi e gli atti del Papa. Ma, in questi anni, ho imparato che mai si è soli. Il nostro è sempre un lavoro d’équipe dove concorrono le professionalità e l’impegno di tante persone. Alla Radio, si vive molto la dimensione della comunità di lavoro.
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, si è detto “enormemente impressionato” da Papa Francesco e dalle dichiarazioni che ha rilasciato da quando sei mesi fa ha assunto la guida della Chiesa; cosa può dirci riguardo il binomio ”America e Vaticano”?
Qualche anno fa, il saggista Massimo Franco pubblicò un libro sul rapporto Usa-Vaticano, dal titolo “Imperi paralleli”. Ecco, penso che, seppur in modo enfatico, questo titolo inquadri una situazione reale: la Chiesa cattolica e gli Stati Uniti sono le due uniche entità che hanno una proiezione planetaria. Ovviamente, gli Usa sono una superpotenza politica ed economica, mentre la Chiesa è, diciamo così, una “superpotenza spirituale”, ma sicuramente il loro orizzonte globale fa sì che a volte i loro rapporti siano convergenti e altre volte configgenti. Non sarà un caso se i due personaggi viventi più conosciuti al mondo sono Papa Francesco e Barack Obama.
Karol Wojtyla, Joseph Ratzinger e Jorge Bergoglio, tre grandi personalità si sono succedute al seggio pontificio, quale è stato ed è il rapporto di ognuno di loro con i mass media?
Giovanni Paolo II è stato un gigante della comunicazione oltre che della fede. Ha saputo utilizzare al meglio delle loro potenzialità radio e tv e ha il merito di aver portato il Vaticano in Internet. Benedetto XVI ha avuto uno stile meno “esplosivo” di comunicazione e tuttavia è stato capace di sviluppare, forse come mai prima, il dialogo tra fede e ragione. Né va dimenticato che è stato il primo Pontefice ad avere un account Twitter. Papa Francesco ha un approccio comunicativo coinvolgente. Anche davanti a tre milioni di persone, penso alla Gmg di Rio, sembra sempre che stia parlando ad ognuno dei presenti. Come ha detto il direttore di “Civiltà Cattolica”, padre Antonio Spadaro, è lui stesso un “social network”, capace di creare degli “eventi comunicativi” in cui tutti si sentono partecipi. Papa Francesco è davvero un maestro della “comunicazione circolare”.
”La rivoluzione di Papa Francesco” sta cambiando il Vaticano? Il potere clericale accetta di buon grado i suoi continui richiami alla sobrietà e all’umiltà?
Il 19 marzo scorso, durante la Messa di inizio Pontificato, Papa Francesco ha sottolineato con forza che “il vero potere è il servizio”. Ritengo che si debba partire da qui per comprendere la riforma del governo della Chiesa che Bergoglio sta attuando con l’aiuto di un Consiglio di cardinali da lui scelti, rappresentativi di tutti i continenti. Tuttavia, pur riconoscendo che le questioni della Curia Romana come dello Ior destino l’attenzione dei mass-media e dell’opinione pubblica, penso che Papa Francesco stia attuando una riforma più ampia, più profonda e più duratura. Sta centrando tutto il suo ministero di vescovo di Roma nel messaggio evangelico, con un accento sulla dimensione della misericordia che tocca i “vicini” come pure i “lontani”. Infondo, la novità più grande finora è anche la più semplice: le Messe della mattina a Casa Santa Marta. Un magistero quotidiano, che rimette al centro della giornata del cristiano la Parola di Dio.
Ringraziandola per aver rappresentato l’intervista del mese di novembre per la nostra rubrica, le chiedo infine quale è stata la notizia più emozionante e quella più angosciante che ha dovuto dare durante la sua carriera sino ad oggi ?
L’evento più emozionante che ho potuto raccontare finora è stato il funerale di Giovanni Paolo II, l’8 aprile 2005. Sembrava che tutto il mondo fosse convenuto a Piazza San Pietro per dire grazie a quest’uomo straordinario, che mai si è stancato di testimoniare la fiducia in Dio e nell’umanità. Ho ancora i brividi se ripenso a quel “Santo Subito” scandito dai fedeli. Il popolo non si sbagliava: il 27 aprile prossimo Karol Wojtyla sarà proclamato Santo, a solo 9 anni dalla morte. L’evento più angosciante invece è stato per me l’11 settembre, vero spartiacque della nostra generazione, di cui ancora scontiamo i drammatici effetti. Questo avvenimento mi ha così colpito, forse anche perché il 12 settembre del 2001 avevo un volo per gli Usa, che per il decimo anniversario dell’attacco alle Twin Towers ho pubblicato un libro con una serie di testimonianze degli eroi e dei sopravvissuti di quel giorno, testimonianze che ho raccolto a New York e Washington.
November Interview Alessandro Gisotti
Edmondo Papanice Ufficio Comunicazione di HALP – si ringrazia la dott.ssa Luana Convertino per la versione in lingua inglese.