Ziad Majed è un ricercatore e politologo libanese. Docente di studi mediorientali presso l’Università Americana di Parigi e scrive articoli, documenti e studi sulle riforme, transizioni democratiche , elezioni, società civile e la cittadinanza in Libano, la Siria e la regione araba. Ha contribuito nel 2004 alla fondazione del Movimento Sinistra Democratica e ha partecipato alla rivolta di Indipendenza marzo 2005 . Nel 2007, ha fondato con ricercatori provenienti da Marocco, Algeria, Egitto, Giordania, Libano, Yemen e Bahrein la Rete Araba per lo Studio della Democrazia. Attualmente vive in Francia, e visita il Libano regolarmente per organizzare o partecipare a eventi politici e culturali.
Il governo libanese stima che i rifugiati siriani siano oltre un milione e 300 mila, considerando che il Libano conta quattro milioni e mezzo di abitanti, quali ripercussioni avrà nel suo Paese tutto questo?
Ci sono molte conseguenze. La prima riguarda gli stessi rifugiati dato che molti di loro vivono in condizioni davvero difficili e prima del loro arrivo in Libano son stati vittime di atrocità e/o testimoni di atti violenti. In Libano non sono supportati dalle istituzioni ed incontrano problemi nella ricerca di un tetto e di servizi socio-sanitari. Inoltre sono vittime in molte zone di atteggiamenti e discorsi razzisti su vari livelli. In secondo luogo, per quanto concerne i libanesi, ci sono barriere economiche e un’enorme pressione sulle infrastrutture (elettricità, sistema idrico, strade, appartamenti, collegamenti telefonici, ecc.). Esistono inoltre tensioni politiche dovute alla divisione interna agli stessi libanesi circa gli eventi in Siria. Sono divisi principalmente tra le fila confessionali/faziose. Tensioni politiche dettate anche dalla dilagante maggioranza di rifugiati musulmani sunniti: c’è il timore presso alcune comunità libanesi (soprattutto la comunità cristiana e quella dei musulmani sciiti) che la permanenza di questi rifugiati possa minare la stabilità degli equilibri confessione/demografia nel Paese. È inoltre importante sottolineare che esistono iniziative da parte di componenti civili siriane e libanesi che cercano di fronteggiare alcuni dei problemi dei rifugiati. C’è anche l’assistenza internazionale rappresentata da agenzie NGO e UN, ma tutto ciò è comunque insufficiente per affrontare le necessità create dall’enorme disastro umanitario. Ed è altresì urgente trovare dei mezzi per gli aiuti ed i servizi destinati ai rifugiati, in particolar modo ai bambini che tra loro sono la parte più vulnerabile.
La Rivoluzione dei Cedri vide uscire le milizie siriane dal Libano, cosa vuol dire emotivamente per i libanesi oggi aiutare il popolo siriano?
I libanesi non condividono la stessa visione politica riguardo la Siria. Alcuni sostengono il regime, altri la rivoluzione e il partito libanese sciita Hezbollah ha inviato migliaia di caccia militari per volare fianco a fianco all’esercito di Assad contro l’opposizione. In più, le alleanze regionali tra i maggiori partiti libanesi (Iran per Hezbollah e Arabia Saudita per il movimento Sunni Future-del precedente primo ministro Hariri) si stanno contendendo il potere in Siria. Ciò porta a dividere ulteriormente i libanesi. Non di meno, quei libanesi che supportano la rivoluzione credono che aiutare il popolo siriano sia un obbligo e sperano di veder sconfitto il regime siriano.
La distruzione dell’arsenale chimico siriano in seguito all’accordo russo/statunitense, è un’operazione senza precedenti,ma secondo fonti dell’intelligence tedesca, il regime di Damasco avrebbe trasferito in Iran la maggior parte dei suoi caccia militari e Teheran avrebbe inviato in Siria nuove divisioni dei corpi d’élite dei Pasdaran, cosa pensa a riguardo ?
La distruzione dell’arsenale chimico siriano deve ancora iniziare. Ciò che appare problematico dal punto di vista etico è che si trattava di un affare secondo il quale il regime di Assad sarebbe riuscito con l’aiuto russo ad evitare un’operazione militare occidentale sancendo il suo attacco chimico sui civili nel Ghouta di Damasco, offrendosi di consegnare l’arsenale chimico per la distruzione. Questo significa che rinunciare all”arma del ‘delitto’ può salvare il ‘criminale’ da qualsiasi forma di punizione. E personalmente credo che questo sia motivo di frustrazione per l’opposizione siriana (e la maggior parte della gente siriana) e la ragione che spinge a non avere più fiducia nelle comunità internazionali. La cooperazione militare del regime di Assad con l’Iran è una cooperazione ufficiale e Teheran va avanti nel sostegno alle truppe di Assad contro l’opposizione già dal marzo 2011. Personalmente non ho informazioni sulle voci tedesche.
In queste ore il mare di Lampedusa sta restituendo i corpi senza vita dei migranti, vittime del naufragio dei giorni scorsi, L’Europa ha lasciato per troppo tempo l’Italia da sola ad affrontare il continuo arrivo di migranti, anche il presidente Shultz esorta la Germania ad accogliere più profughi. In dieci anni sono morte 6200 persone nel solo Canale di Sicilia, secondo lei di chi è la responsabilità?
Questa è una tragedia umana. Credo che le Nazioni Unite e l’Unione Europea debbano prendere le dovute misure, approvare leggi e trovare i mezzi per proteggere gli immigrati. Dovrebbero inoltre supportare le infrastrutture sociali in Italia e in quei Paesi del Mediterraneo, attracco per i migranti. Dovrebbero esserci programmi internazionali e investimenti nei Paesi che esportano clandestini e nei Paesi in cui transitano prima di imbarcarsi, per aiutare le economie locali, creare posti di lavoro e ridurre in tal modo il flusso migratorio. Infine si dovrebbero infliggere sanzioni severe alle organizzazioni criminali che trasportano i migranti su imbarcazioni non sicure e per coloro che li attaccano e li defraudano dei loro beni. Di questo si potrebbe discutere a livello internazionale e regionale, ed è urgente esercitare pressioni su chi di dovere affinché agisca nel modo più rapido e funzionale al contenimento di questa tragedia.Vorrei aggiungere infine un commento sul nuovo fenomeno dell’ immigrazione di siriani e di palestinesi dalla Siria … Penso che stiamo per assistere a incidenti sempre più drammatici nel mare così come ai confini orientali dell’Europa in quanto ci sono 2 milioni di profughi siriani che hanno lasciato già la Siria, e centinaia di migliaia di persone che li potrebbero seguire nei prossimi mesi. Questo di per sé dovrebbe essere un motivo in più per capitali europee a considerare la situazione siriana una priorità allarmante e di agire con i partner internazionali e regionali per trovare una soluzione al conflitto siriano (che non avrà probabilmente mai fine finché Assad è al potere) …
Viviamo nell’epoca dei social networks , i dittatori temono la democrazia digitale? Sono solo loro che hanno contribuito ai cambiamenti del nostro secolo o ci sono altri motivi ? Infine, quale è lo scenario politico che lei prospetta per il futuro ?
Sì, credo che i dittatori abbiamo avuto ed hanno tuttora paura della democrazia digitale per varie ragioni: la fine del loro controllo sull’informazione, la capacità di affermazione dei discorsi politici nello spazio virtuale per sfidarli, la fine della solitudine da loro imposta alle proprie società per frammentarle o vietare la comunicazione e la solidarietà tra i lori membri. In aggiunta a ciò, i networks virtuali possono proteggere il singolo o il gruppo da un diretto confronto con le autorità oppressive e gli permette di iniziare, seppur simbolicamente e con meno rischi, la distruzione del muro di terrore creato dai dittatori. In questo senso i social networks sono importantissimi strumenti che potrebbero contribuire positivamente ai cambiamenti. Elementi demografici, fattori economici, volontà politiche e l’organizzazione rimangono comunque le maggiori forze motrici atte a simili cambiamenti. Circa la domanda sul futuro preferirei non fare alcuna previsione. Penso solo che nel mondo arabo continueremo a vivere negli anni a venire una fase di instabilità che già ci si aspettava dopo decadi di dispotismo e assenza di politica.
Edmondo Papanice
Ufficio Comunicazione di HALP – si ringrazia la dott.ssa Luana Convertino per la traduzione
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